Degli uomini la fè, naturalezza,
Moralità, cultura e la grandezza:
Ai poeti ed ai povveri ragazzi
Dèbili, intelettuali, forse brutti
Di cuio nùmero nuovi reclutti
Giungono loro in sinistri palazzi.
Non cercano oltra cosa che da siempre:
Scienza, potestà, più di controle
Su tutti gli uomini, cuio parole
Sono, mai nunqua lo stesso passato
Che glie lo più hanno reutilizzate:
Di questa mente ragioni ingannate
Loro si danno como erba sul prato.
"Giuvare" è rovinare: "amicità" è
Schiavaggio nella bocca sapiente
Dei curuniri - molto diferente
Dal vero senso vecchio - che onora
Di "libertà" lo "non sotto controle"
Ed ogne cosedi sue parole:
Quest'onestà che tace più ancora
Lo più che parlano i curuniri questi
Chi erano nunqua semplici ed onesti
E più di più disonestano ancora.
Hans Lundahl
*curuniri - referenza da Tolkien
traduzzione, più o meno: uomini àbili,
tecnocrati o stesso: sapienti
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